14 Ottobre 2025By

Regia: Gaspar Noé |
Anno: 2002 |
Nazionalità: Francia |
Durata: 97 min |
Voto 4 su 5
Un film come Irréversible di Gaspar Noé è una vera e propria esperienza viscerale, non una semplice visione. È un pugno nello stomaco, una discesa negli inferi della violenza e del caos, narrata con una struttura geniale e implacabile: a ritroso.

La forza d’urto del film sta proprio in questo montaggio anti-cronologico.  Questa inversione rende il destino ancora più crudele: lo spettatore conosce la catastrofe ma è costretto a rivivere i momenti felici sapendo che tutto è "irreversibile".

Irréversible di Gaspar Noé non è semplicemente un film, ma un’opera di rottura che sfida le convenzioni narrative e stilistiche, esplorando i temi della violenza, della vendetta e del fatalismo attraverso un una narrazione radicale e implacabile. La sua natura, fin dagli inizi definita controversa risiede tanto nell’estrema esplicitazione della violenza quanto nell’uso innovativo e disorientante, ma comprensibile solo alla fine, della tecnica.

Questa tecnica, pur non essendo inedita nel cinema (si pensi a Memento), viene qui impiegata non come espediente definente del thriller, ma come strumento filosofico per esaltare se non addirittura esasperare il concetto che "il tempo distrugge tutto", ma soprattutto che il tempo è irreversibile (Le Temps Détruit Tout, la didascalia finale/iniziale).

Mi sono piaciuti i piani-sequenza o i movimenti di camera vorticosi. Questione che all’inizio mi ha creato in realtà non poco fastidio. 

In particolare, la prima metà del film è caratterizzata da una cinematografia altamente dinamica e instabile. La macchina da presa a mano, spesso in rotazione vertiginosa lungo l’asse orizzontale, simula lo stato di confusione, panico e intossicazione dei personaggi. Questo stile non solo riflette il caos della situazione, ma ha una funzione fisica, mirando a disorientare e indurre malessere nello spettatore. E che dire ? Riuscendoci egregiamente.


L’uso del sound design è cruciale. Nelle prime scene ambientate nel club gay "Le Rectum" e nel tunnel, Noé introduce intenzionalmente frequenze infra-basse (sotto i 30 Hz). Questo spettro sonoro, pur essendo a malapena percepibile dall’orecchio, ha un impatto fisico sul corpo umano, causando disagio, ansia e, in alcuni casi, nausea o vertigini. Questa tecnica, mutata in parte dalla guerra psicologica, è qui impiegata per indurre una reazione fisica e viscerale, integrando l’esperienza corporea dello spettatore nel tema della violenza e del degrado.


Il film raggiunge il suo apice tecnico ed emotivo nella sequenza dello stupro: un piano-sequenza ininterrotto di nove minuti girato con la telecamera fissa. L’assenza di montaggio in questo segmento forza l’occhio dello spettatore a una testimonianza ineluttabile e prolungata, trasformando la messa in scena da voyeuristica a un atto di complicità passiva. Questa scelta formale, pur discutibile eticamente, è stato fondamentale per l’impatto emotivo e la critica alla spettacolarizzazione della violenza.

Nota di merito ad una giovane Monica Bellucci strepitosa


Aneddoto:Il film fu uno scandalo: circa 250 spettatori abbandonarono la sala, alcuni svennero per la violenza esplicita di alcune sequenze (in particolare la scena dello stupro, un piano-sequenza di oltre nove minuti, e il massacro con l’estintore) e per le sensazioni fisiche provocate dal sonoro.




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